I sentieri del Cilento - 1 Giorno

I sentieri del Cilento

Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano è un crocevia di numerosi antichi sentieri e rappresenta, lungo l’Appennino meridionale, un’importante nodo nella rete escursionistica nazionale. Camminando lungo gli antichi itinerari che conducono ai luoghi più suggestivi del parco, tra panorami e paesaggi che spaziano dal mare, alla collina e alla montagna, la natura incontaminata di questa area protetta incanta e seduce.
L’Ente Parco, preposto alla tutela ed alla valorizzazione del territorio con particolare riferimento alle sue eccellenze, promuove la pratica dell’escursionismo, inteso come disciplina non competitiva: “Camminare per conoscere e tutelare”. Tale approccio, insieme alla creazione di una rete di sentieri percorribili, attua un modello gestionale che consente di valorizzare il territorio protetto dal punto di vista ambientale, economico e sociale, anche mediante la riscoperta del suo immenso patrimonio culturale, in un processo di accrescimento della consapevolezza da parte delle comunità locali.
Infine, è un modo per promuovere il trekking, inteso non solo come pratica motoria, ma soprattutto come strumento per scoprire l’ambiente, il territorio e la cultura delle comunità locali, valorizzando il tema del turismo della lentezza di qualità, centrato sull’escursionismo, forma di conoscenza, fruibilità e valorizzazione del territorio.

Itinerari:

A guardia del Cilento

S. Severino di Centola e Roccagloriosa

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Geologia, Panorama, Storia
  • Partenza: San Severino (450 m)
  • Arrivo: Borgo medioevale abbandonato (1100 m)
  • Tempo di percorrenza: 1 ore
  • Difficoltà: T – Turistico
  • Lunghezza: 3 km
  • Dislivello: 650 m
  • Periodo consigliato: da gennaio a dicembre

San Severino di Centola

San Severino di Centola

Nel corso dei secoli, man mano che il Cilento veniva preso d’assalto da continue scorrerie di tanti popoli provenienti dal mare, gli abitanti locali provvedevano a difendersi edificando nei luoghi più impervi ed elevati. E’ così che sorse Roccagloriosa nel IV-V sec. a.c.
Ed è così che sorse anche San Severino parecchi secoli dopo. Ma ciò che colpisce è il fatto che questi luoghi si riuscivano ad osservare sia l’uno con l’altro che con le torri costiere: insomma non era facile invadere questo territorio.
Oggi questi luoghi ci lasciano il segno di tanti secoli passati, di tante avventure, di tanta civiltà, che si possono leggere nel castello, nel palazzo baronale, nelle abitazioni di San Severino, nelle tombe lucane di Roccagloriosa. Ieri avamposti difensivi, oggi “avamposti paesaggistici”, perché da questi luoghi si riescono a dominare dall’alto incredibili forre, maestose montagne che si diradano fino a mare e dolci colline, come se non avessero ancora perso quella loro antica funzione difensiva, anzi la conservano per proteggere questo pezzo di natura cilentana.

La selvaggia bellezza della natura

La Grotta e la risorgenza dell’Auso

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Geologia
  • Partenza: Ottati (180 m)
  • Arrivo: Risorgenza dell’Auso (280 m)
  • Tempo di percorrenza: 1h 50min
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 1 km
  • Dislivello: 100 m
  • Periodo consigliato: da gennaio a dicembre

Sorgente Auso Ponte medioevale e mulino

Lungo la strada che circonda gli Alburni, tra gli abitati di Ottati e Sant’Angelo a Fasanella, si costeggia sulla destra la spettacolare risorgenza carsica dell’Auso che raccoglie e drena le acque sotterranee provenienti dall’intero settore centrale del massiccio montuoso. Imboccando una stradina all’altezza di Sant’Angelo a Fasanella che conduce all’omonimo torrente, si arriva all’inizio del percorso, dove la selvaggia bellezza della natura è stata completata dall’opera dell’uomo. Scavalcando un caratteristico ponte in pietra a schiena d’asino si arriva nei pressi del Vecchio Mulino, alimentato dalle stesse acque dell’Auso, che più in alto fornivano l’energia per mettere in rotazione la turbina della vecchia centrale idroelettrica.
Entrambi tipici esempi di archeologia industriale. Oltre alla risorgenza dell’Auso, sulla sua sinistra orografica ed all’incirca alla stessa quota, è presente la risorgenza della Festola, uno scarico dell’Auso, che si attiva in concomitanza di grossi eventi meteorici.

C’era una volta il mare

Da Velia a Punta del Telegrafo

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Archeologia, Storia
  • Partenza: Velia (Ascea Marina)
  • Arrivo: Punta del Telegrafo (Ascea Marina)
  • Tempo di percorrenza: 1 ore 30 minuti
  • Difficoltà: T – Turistico
  • Lunghezza: 2 km
  • Periodo consigliato: da marzo a settembre

Quando gli ultimi dinosauri stavano per scomparire, in fondo al mare iniziarono a depositarsi i primi sedimenti che avrebbero dato origine alle rocce che oggi formano la scogliera di Punta del Telegrafo, ben 65 milioni di anni fa. Per milioni di anni i sedimenti continuarono ad accumularsi e a sovrapporsi, fino a quando le immani forze tettoniche li spinsero fuori dall’acqua comprimendoli e ripiegandoli: come Venere dal mare era nato il Cilento. Dal mare arrivarono anche i Focei, fondatori di Elea, che ben presto, divenne faro di cultura e civiltà per l’intero mondo occidentale. Attratti dalla bellezza dell luogo e dagli approdi naturali, i Focei si insediarono presso una sorgente che consacrarono alla ninfa Yele, da cui derivò il nome dell’antica e rinomata città di Elea. Il quartiere meridionale con i resti del porto, il pozzo sacro le terme romane e, più in altro, l’anfiteatro, la chiesa paleocristiana, la torre angioina e Porta Rosa, ripercorrono i tanti secoli di splendore che ha vissuto questo territorio.

Punta del Telegrafo (Ascea)

Punta del Telegrafo (Ascea)

Porta Rosa di Velia

Porta Rosa di Velia

Il mistero dell’Antece e la Grotta di S.Michele Arcangelo

Sui Monti Alburni

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Geologia, Panorama, Archeologia
  • Partenza: Sant’Angelo a Fasanella (540 m)
  • Arrivo: Costa Palomba (1125 m)
  • Tempo di percorrenza: 6 ore 30 minuti
  • Difficoltà: EE – Per escursionisti esperti
  • Lunghezza: 8 km
  • Dislivello: 585 m
  • Periodo consigliato: da marzo a novembre

Da S. Angelo a Fasanella (540) località S. Gennaro si procede verso Pozzo Pilieri (680) sul sentiero 313 sino a quota 1099, ove si gira ad sinistra (ovest) sul 313/a per raggiungere Costa Palomba presso cui si trova la scultura rupestre, scavata nella roccia, che raffigura l’Antece, un antico guerriero. Chi ha scolpito il misterioso guerriero di “Costa Palomba”?
Sembra che questo remoto luogo dei Monti Alburni sia stato frequentato fin dalla Preistoria. Di certo è stato un luogo sacro per le popolazioni lucane che abitavano questi monti e che, forse, proprio qui svolgevano i loro riti religiosi. L’enigmatica scultura sembra posta a guardia delle bellezze naturali che rendono gli Alburni così affascinanti e misteriosi: i faggi imponenti, le rocce a strapiombo, le grotte, gli inghiottitoi, la presenza del lupo, i panorami mozzafiato e, più a valle, i centri abitati con la loro storia e i loro monumenti. Uno dei più significativi è, senza dubbio, la Grotta di San Michele Arcangelo, una chiesa rupestre ancora ben conservata. Qui la stratificazione della storia ha lasciato le sue orme nelle preziose statue di santi che adornano la cappella e che la rendono un vero e proprio scrigno di cultura e di antiche memorie.

Sant'Angelo a Fasanella

Sant’Angelo a Fasanella

Monti Alburni

II Monte Cilento

Monte della Stella e Rocca Cilento

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Panorama, Storia
  • Partenza: Omignano (431 m)
  • Arrivo: Monte Stella (1131 m)
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 3.6 km
  • Dislivello: 700 m
  • Periodo consigliato: da marzo a novembre

Il nome che oggi designa il territorio del parco ha avuto la sua origine proprio sulla montagna che oggi è conosciuta come Monte della Stella. Oggi, come in passato, è considerata un punto particolarmente favorevole per il controllo della costa cilentana e del tratto di mare antistante ad essa. Nel XII secolo le fortificazioni costruite sulla montagna perdono di importanza a beneficio di uno dei centri sorti  lungo i suoi crinali.
Il castello ivi costruito è ancora ben conservato e testimonia l’epopea feudale dei Sanseverino, durata fino al 1552. Desta fascino anche la restante parte dell’abitato del paese, che proprio in perfetta armonia con il castello, conserva ancora quell’antica colorazione tipica delle abitazioni cimentane.

Il Castello fantasma

Il Monte di Capaccio Vecchio

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Panorama, Archeologia, Storia
  • Partenza: Capaccio Vecchio – c/o santuario Madonna del Granato (183 m)
  • Arrivo: Castello di Capaccio (383 m)
  • Tempo di percorrenza: 3 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 4 km
  • Dislivello: 200 m
  • Periodo consigliato: da gennaio a dicembre

Seminascosto tra le rocce e la vegetazione del Monte di Capaccio vecchio, i ruderi del castello omonimo dominano ampiamente la sottostante pianura di Paestum.
Salire fin quassù significa accostarsi ad un pezzo della storia del Cilento, che ci riporta alla congiura dei Baroni contro il potente Federico II conclusasi tragicamente nel 1246. Ma vuol dire anche fermarsi estasiati davanti ad un panorama incantevole che si apre come un immenso anfiteatro dove la natura si interseca con la presenza umana, particolarmente evidente nei campi squadrati, nei centri abitati, nelle strade e nei canali che tagliano la piana pestana.
Da qui pochi temerari si involano con i loro deltaplani per scrutare il paesaggio, così come lo fanno gli uccelli che abitano le rupi di queste montagne.

Castello di Capaccio
Castello di Capaccio

La Costa delle Sirene

Punta Licosa e Museo del Mare

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Archeologia, Storia
  • Partenza: Punta Licosa (San Marco di Castellabate)
  • Arrivo: Museo del Mare di Pioppi
  • Tempo di percorrenza: 1 ore 30 minuti
  • Difficoltà: T – Turistico
  • Lunghezza: 2 km
  • Periodo consigliato: da marzo a settembre

Secondo le antiche fonti il promontorio di Licosa prende il nome da quella della sirena Leucosia che qui si inabissò per amore di Ulisse. In realtà sembra che le sirene fossero due: Leucosia e Leukotea. Basterebbe già questa leggenda per giustificare il fascino particolare che caratterizza questo luogo.
In più la splendida pineta che si affaccia sul mare e le numerose calette ciottolose che sembrano quasi intagliate lungo il litorale roccioso, rendono la visita particolarmente interessante e piacevole.
Come un vero e proprio terrazzo il promontorio si protende si protende sul mare con la sua macchia mediterranea, i suoi ruderi, le sue testimonianze della costante presenza umana riscontrabile già in epoca greca e poi continuata in epoca romana e fino ad oggi.
Gli spettacolari acquari del Museo del mare di Pioppi, infine, consentono al visitatore di gettare uno sguardo al mondo sommerso e alle forme di vita presenti nel mare a diverse profondità.

Punta Licosa

Punta Licosa

Castellabate Licosa

Castellabate Licosa

La Valle dei Mulini

Un percorso tra storia e natura

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Archeologia, Storia
  • Partenza: Stio (253 m)
  • Arrivo: Valle dei Mulini (675 m)
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 2 km
  • Dislivello: 422 m
  • Periodo consigliato: da marzo a novembre

Situato a circa 675 m. s.l.m., ai piedi di una collina adornata dal verde dei castagneti, tra il fiume Alento e il Calore in un acrocoro di monti e vallate ricchissime di boschi che si perdono all’orizzonte, si erge il borgo di Stio Cilento. L’antica presenza dell’uomo su questo territorio è testimoniata dal ritrovamento di reperti archeologici preistorici del Neolitico Superiore in località “Chiusa della Mammolessa” risalenti a 6500 anni fa, quando in Italia si affermava l’agricoltura e, più recentemente, di epoca lucana del III – IV sec. a. C. in località “Casalicchio”.
La vegetazione è molto ricca e varia, in particolare i boschi a cerro d’alto fusto formano una foresta compatta che si estende su tutta la valle del torrente Gaudo, meglio conosciuta come Valle dei Mulini, caratterizzata dalla presenza di antichi mulini ad acqua. Anche la fauna è molto interessante: segnalata la presenza del lupo, del cinghiale, del cervo, del capriolo e di numerosi rapaci diurni e notturni; sul fiume Calore che lambisce buona parte del territorio di questo comune.
E’ presente anche la lontra con una popolazione tra le più vitali d’Italia. Il paese ha avuto origine dalla presenza di monaci italo-greci e, successivamente, da monaci benedettini. Nell’agglomerato di case domina la chiesa di San Pietro e Paolo costruita nel XVII secolo che, dalla splendida facciata, dà inizio all’itinerario. Un percorso tra storia e natura, alla scoperta dell’uomo e delle sue attività e, perché no, anche del gusto vista l’ottima produzione e qualità di miele locale e di altri prodotti delle api, nonché di legumi prelibati di montagna come i fagioli “Regina”.

Territorio

Territorio

Borgo di Stio Cilento

Borgo di Stio Cilento

La Valle solitaria

Laurino e la Grava di Vesalo

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Geologia, Religione, Storia
  • Partenza: Loc. Gorgonero Laurino (450 m)
  • Arrivo: Grava di Vesalo (580 m)
  • Tempo di percorrenza: 5 ore
  • Difficoltà: EE – Per escursionisti esperti
  • Lunghezza: 6 km
  • Dislivello: 100 m
  • Periodo consigliato: da gennaio a dicembre

Scavalcando un bel ponte medievale ad arco, a valle del centro storico di Laurino, si raggiunge la chiesa di Sant’Elena, in località Gorgonero, dove una sorgente getta le sue acque nel fiume Calore.
Ed è proprio qui che inizia la risalita della solitaria e selvaggia Valle Soprana, tra le guglie rocciose dello Scanno del Tesoro, tra vecchi casolari e splendidi boschi di faggio. Al culmine della valle, in una piccola conca erbosa circondata da faggi, si apre una profonda e spettacolare voragine, la Grava di Vesalo, l’inghiottittoio entro cui si getta il torrente Milenzio. E’ uno dei tanti fenomeni carsici prodotti sulle rocce calcaree e presenti nell’intera area. In alternativa a questo percorso, una strada al disotto dell’abitato di Laurino e sterrata sull’ultimo tratto, permette di giungere a pochi metri dalla grava.

Le Perle del Cilento
Le grotte e il centro storico di Castelcivita
Percorribilità: A piedi
Interesse: Geologia, Archeologia
Partenza: Piazzale ingresso grotte (53 m)
Arrivo: Sala Boegan, zona dei pipistrelli (94 m)
Tempo di percorrenza: 1 ore
Difficoltà: T – Turistico
Lunghezza: 1.2 km
Dislivello: 41 m
Periodo consigliato: da gennaio a dicembre
Le grotte mostrano un incantevole paesaggio sotterraneo. La forza dell’erosione carsica sui calcari del Cretacico superiore è qui documentata con tutta la sua maestosa potenza. Reperti fossili testimoniano che le grotte costituiscono un primo e sicuro rifugio per l’uomo del Paleolitico superiore (circa (40.000 mila anni fa).
Esse sono un susseguirsi di gallerie, saloni, strettoie e pozzi che danno vita a forme uniche nel loro genere: la sala del castello, la sala del coccodrillo, la sala degli ortaggi, la Pagoda, sono solo alcuni esempi. Simbolo del paese è una torre di avvistamento costruita alla fine del XIII secolo. Nel centro storico, si possono ammirare inoltre, interessanti portali in pietra, si incontrano antiche chiese e conventi e i ruderi dell’antico castello.

Grotte di Castelcivita

Grotte di Castelcivita

Nel cuore della Terra e della Memoria

La gola del torrente Sammaro e Roscigno Vecchio

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Archeologia, Storia
  • Partenza: Sacco (300 m)
  • Arrivo: Gola e risorgenza del Sammaro (700 m)
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 2 km
  • Dislivello: 400 m
  • Periodo consigliato: da marzo a novembre

Scendere nella gola del Sammaro è come entrare nelle viscere della terra, da dove invece che fuoco sgorga acqua limpida e fresca che leviga le rocce calcaree del fondo del torrente rendendole candide e scivolose. Lo spettacolo è sublime nella sua selvaggia bellezza ed offre sensazioni irripetibili.
Altrettanto irripetibile è il fascino irradiato dal borgo fantasma di Roscigno Vecchio, abbandonato circa un secolo fa, che ora torna ad animarsi, grazie al rinnovato interesse per la cultura e le radici delle genti cimentane, le cui memorie e testimonianze sono accuratamente e gelosamente custodite nel piccolo museo etnografico allestito nel paese, la piazza antistante la chiesa, la fontana circolare in pietra e l’intero borgo, sembra un grande palcoscenico che attende con impazienza chi può farlo rivivere anche solo per un’ora.

Sammaro

Sammaro

Sammaro Sorgenti

Sammaro Sorgenti

Nelle viscere della Terra

Morigerati e la grotta del Bussento

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Storia
  • Partenza: Morigerati (142 m)
  • Arrivo: Risorgenza e Grotta del Bussento (272 m)
  • Tempo di percorrenza: 1 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 1 km
  • Dislivello: 130 m
  • Periodo consigliato: da marzo a novembre

Il fiume Bussento che nasce dal versante meridionale del Monte Cervati, in prossimità di Caselle in Pittari si inabissa in un colossale inghiottitoio per riapparire, dopo aver percorso il suo viaggio misterioso nelle viscere della terra, pochi chilometri più a sud, sotto l’abitato di Morigerati.
L’intera zona offre uno degli spettacoli più belli e di maggior richiamo naturalistico del Parco.
La passeggiata inizia da Morigerati con una bellissima mulattiera lastricata in pietra ed in parte scavata nella roccia che, dopo una serie di tornanti in discesa, porta fino all’ingresso della grotta. Da qui si entra con una stretta scaletta in pietra e si oltrepassa il profondo e spettacolare canyon, scavato dal fiume, con due ponticelli in legno.
All’esterno, poi, il fiume offre delle suggestive vedute lungo la gola, dove acque limpide e fresche formano scorrendo tra profonde e suggestive pozze, rapide e cascate. Tutta la zona per la sua straordinaria bellezza paesaggistica e naturalistica merita una sosta prolungata.

Fiume Bussento a Morigerati

Fiume Bussento a Morigerati

Morigerati

Morigerati

Santuario Rupestre di San Mauro Martire

Dove la natura si coniuga con la fede

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Geologia, Panorama, Religione
  • Partenza: Capizzo (625 m)
  • Arrivo: Santuario rupestre di San Mauro (1100 m)
  • Tempo di percorrenza: 3 ore
  • Difficoltà: E+ – Escursionistico+
  • Lunghezza: 3 km
  • Dislivello: 475 m

Circondata dal verde intenso della lecceta, aggrappata ad una scarpata calcarea ed elevata rispetto alla posizione del paese che sembra voler proteggere dall’alto: è il Santuario rupestre di San Mauro Martire. Il santuario è situato a SE della vetta di Monte Chianello e sovrasta Capizzo, una piccolissima frazione di Magliano Vetere. Il sentiero che porta alla cappella si snoda lungo un tracciato attraverso il quale ogni anno, la mattina del 11 luglio, gli abitanti del luogo con una caratteristica processione conducono la statua del santo protettore al santuario.
Lungo l’ascesa di tanto in tanto la lecceta lascia il posto sia a vedute panoramiche sull’alta valle del fiume Alento che permette di osservare trasversalmente i versanti del Monte Chianello, perfettamente rettilinei e originati nelle Ere Glaciali del Quaternario, sia vedute dal basso del santuario aggrappato all’omonima rupe. L’itinerario può essere prolungato con una escursione sulle favolose creste della catena montuosa e con visita alla Cappella rupestre di Santa Lucia a Magliano Vetere.

Cappella rupestre di S.Mauro Capizzo

Tra la sacralità del Monte

L’antico sentiero dei pellegrini da Novi Velia al Monte Gelbison

  • Percorribilità: A piedi
  • Interesse: Flora, Fauna, Geologia, Panorama, Religione
  • Partenza: Novi Vellia (648 m)
  • Arrivo: Santuario del Monte Gelbison (1706 m)
  • Tempo di percorrenza: 8 ore
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 7 km
  • Dislivello: 1058 m
  • Periodo consigliato: da aprile a ottobre

Laddove il Monte è Sacro, laddove è presente uno dei santuari più visitati di tutta la Campania, il Santuario della Madonna di Novi, c’è la possibilità di percorrere uno dei tanti sentieri, il più significativo, che conduce sulla vetta del Monte Gelbison. Già, Gelbison, che in arabo significa “Montagna dell’Idolo”, perché questa montagna è sacra già prima che i Monaci Basiliani nel X sec. fondassero questo santuario sulla vetta.
La sacralità dei luoghi si avverte già all’imbocco del sentiero dove tra la folta e suggestiva vegetazione il torrente Torna scorre saltellando qua e là tra i massi di arenarie formando una successione di pozze e cascatelle.
La si tocca anche alla “Sorgente di Fiumefreddo” dove un’acqua sempre limpida e fresca sgorga presso un’effigie della Vergine. Una sacralità che si percepisce, inoltre, nelle parti alte del sentiero quando due grosse cataste di pietre con una croce sommitale, i cosiddetti “Monti di Pietà” ci ricordano la forte devozione delle antiche genti.

Monte Gelbison

Monte Gelbison

Novi Velia

Novi Velia

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Informazioni Viaggio

  • Arrivo con mezzi propri
  • minimo 2
  • Hotel | Agriturismo | Case vacanze | Castelli | Ville dove previsti
  • Primavera | Estate | Autunno
  • Su richiesta
  • Naturalistico | Culturale | Religioso | Archeologico | a scelta
  • Non inclusi è possibile prenotare .
  • Italiano | Francese | Inglese | Tedesco | Spagnolo
  • Parco Nazionale del Cilento Diano & Alburni.
  • Minimo 2
  • Minimo 1
  • Aeroporto Napoli km 85
  • Varie stazioni ferroviarie in base all' itinerario scelto Capaccio | Paestum Agropoli Vallo della Lucania Ascea Sapri
  • Uscita Autostrada A2 Battipaglia / Contursi / Polla/ Atena Luc. in base al vostro itinerario scelto
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